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PERCHE' NON HAI RISULTATI SPIRITUALI: I 4 TIPI DI YOGA

Aggiornamento: 12 gen 2022



Perchè non hai risultati?


“Pratica pratica pratica… lo studio non ti libererà, le buone intenzioni non ti libereranno, i testi non ti libereranno, il servizio non consapevole non ti libererà, la continua ricerca del maestro perfetto non ti libererà, attendere il tempo perfetto non ti libererà… solo la pratica (vera meditazione in primis) e la devozione ti renderanno libero” Dharma Bodhi Saraswati (Kolbjorn Martens)


Ciò che anch’io cerco di far capire a chi lavora con me e a chi desidera iniziare a lavorare con me è riassunto in questa frase per un motivo molto molto MOLTO semplice: non esiste un singolo santo che non abbia praticato per realizzare la sua vera natura di Pura Coscienza e Infinita Beatitudine, nemmeno grandi incarnazioni come Buddha o Bhagawan Nityananda.


La vita funziona così, proprio come se vuoi vincere la medaglia d’oro in una competizione o realizzare un obiettivo professionale non ti basta avere talento o fortuna, bensì devi allenarti e lavorare ogni giorno.


Il mio approccio si basa sulla pratica regolare e sulla devozione al divino, la quale sorge più spontaneamente quando Kundalini è risvegliata e attiva come hanno già notato alcune anime lavorando con me. Motivo per cui esiste Shaktipat e alcune tecniche che facilitano l’emergere di tale Grazia divina, che però non insegno a chiunque.


Purtroppo a molti non è chiaro cosa siano effettivamente la devozione e la pratica. Soprattutto non sono chiare le sfumature e quindi le differenze qualitative sostanziali tra i vari tipi di devozione e le varie tipologie di pratiche.


Questo è uno dei motivi per cui molti cercatori spirituali non hanno grandi risultati, anche se hanno appreso tecniche di vario genere, piegato il corpo in posizioni fotografiche, completato corsi, frequentato maestri e letto libri di ogni genere.


Perchè, a parità di condizioni, sono gli strumenti che usi che determinano i tuoi risultati o non risultati!


Devo dire che sono piuttosto scioccato quando sento qualcuno (e oggi purtroppo sono in molti a causa di distorsioni di tradizioni sacre, proiezioni mentali e pigrizia) dire che non ci devono essere risultati nel cammino spirituale o che non bisogna volerli. Sarà un caso, ma chi non guarda ai risultati è proprio chi non ha risultati. Ancora una volta è la paura che fa parlare, non la consapevolezza.


Il punto è esattamente questo: troppe persone credono fermamente in ciò che pensano a proposito del cammino e proprio per questo non hanno risultati. Basterebbe approfondire prendendo in mano qualche testo sacro o incontrando qualche santo per appurare se ciò che si crede è vero o se è una semplice credenza mentale.


Certo, è soprattutto l’esperienza diretta che spazza via ogni credenza e dubbio, ma in questo caso non essendoci i requisiti minimi (come la volontà appunto), tale benedizione non può manifestarsi in questo tipo di cercatori.


Se si verificasse, si noterebbe un nuovo fuoco interiore, ancora più forte, che spinge ancor di più nella direzione dell’amore divino. A questo servono le esperienze dirette, a questo servono i risultati, oltre che per sentirsi meglio e comportarsi bene con il prossimo.



I 4 TIPI DI YOGA


E' necessario partire dalla base, per cui vediamo più da vicino le vie per conseguire il divino, per realizzare ed incarnare la nostra vera natura di Pura Coscienza e Infinita Beatitudine. Quindi non solo per sentirsi meglio temporaneamente, ma per porre fine ad ogni residuo di ignoranza e sofferenza fino a vivere in unione con l’eterna Beatitudine del Sè.


Come espresso in particolare nella Bhagavad Gita esistono 4 rami principali dello Yoga, ovvero la via che conduce all’unione con il divino, a cui si possono ricondurre tutte le altre forme di Yoga, nonostante oggi questo termine abbia assunto significati molto distanti da ciò che è realmente. Queste 4 vie principali sono:


1. Karma Yoga, lo yoga dell’azione, il servizio consapevole e disinteressato (ad esempio lavare i piatti, pelare patate, pulire casa, pensando che lo stai facendo per Dio e quindi stai offrendo il tuo servizio a Dio senza aspettarti nulla in cambio, nemmeno un grazie) 2. Dhyana Yoga, lo yoga della meditazione, cioè le pratiche spirituali 3. Bhakti Yoga, lo yoga della devozione, la quale può essere praticata in vari modi 4. Jnana Yoga, lo yoga della conoscenza, intesa come lo studio delle scritture


Una via non esclude l’altra ed anzi l’integrazione è preferibile.


L’obiettivo di ciascuna di queste vie è l’unione come abbiamo detto e proprio per tale motivo ognuna di queste vie, con tempi diversi, conduce a “trascendere sé stessi” per momenti più o meno brevi, fino a che si dimora nel quinto, sesto o settimo stato di coscienza (di cui parlerò in futuro) in maniera permanente. Ovvero conducono a “perdersi” rispettivamente nell’azione, nella meditazione, nella devozione o nello studio delle scritture.


Perchè si tratta di questo: riconoscere che non esisti e che non sei mai esistito come identità separata, bensì sei l’Infinito stesso, ricolmo di Beatitudine. Ciò non può avvenire finché l’identificazione con l’io rimane. Questa contrazione si deve sciogliere, non c’è alternativa.


Se prese singolarmente invece, allora possiamo dire che Jnana Yoga, cioè lo studio delle scritture, è la via più lenta. Perchè? Per il semplice motivo che la mente trascende sé stessa con molta più difficoltà attraverso i testi, i quali devono essere compresi anche intellettualmente per poterne cogliere il significato profondo. In altre parole c’è bisogno di molta mente. E’ molto facile diventare eruditi, esperti, colti, pieni di sapere, ma senza alcuna consapevolezza concreta, esistenziale, sulla propria vera natura ovvero senza cambiare di molto il proprio stato di coscienza.


Tuttavia, come dicevo, è importante integrare e quindi lo studio delle scritture può essere davvero molto utile (al giorno d'oggi direi essenziale visto che se ne sentono di tutti i colori in ambito spirituale) se preso per il verso giusto, come tutti gli strumenti del resto.


Se ciò che si sta cercando è l’esperienza diretta allora è meglio dare priorità ad altro. Ecco che Bhakti e Dhyana Yoga sono i capisaldi su cui anch'io baso il mio approccio per un motivo molto semplice anche in questo caso: sono le vie più efficaci perché conducono il cercatore oltre la propria mente più facilmente.


Non a caso da migliaia di anni ciò che viene tramandato in ogni tradizione sono pratiche spirituali ben precise e amore per il divino, cioè per ogni cosa.


Sono molti gli esempi di grandi esseri che non seguivano alcun tipo di scrittura sacra in particolare, ma erano loro stessi la scrittura sacra dato che elargivano Verità e Beatitudine senza sforzo, come un fiume in piena, attraverso la loro semplice presenza. E proprio da questi grandi esseri, se si va a guardare la loro vita o se si incontrano (visto che esistono anche oggi per chi li sa riconoscere), si può notare come non mancano MAI due cose: pratica regolare e devozione.


A questo punto la questione si sposta e un serio cercatore, con un po’ di umiltà e lungimiranza, se non vuole sprecare tempo e accumulare più sofferenza del dovuto, dovrebbe chiedersi:


-Le pratiche spirituali sono tutte uguali? Se no, quali sono quelle più efficaci? -Cos’è la devozione? Come si pratica? Esistono diversi tipi di devozione?


Nel prossimo post, che trovi qui, proverò a rispondere a queste domande.



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Buona vita!

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