Stamattina stavo facendo attività fisica. Non vivo in città, quindi fuori dal centro del paese dove abito non c’è molto traffico di pedoni in giro. Specialmente di questi tempi poi...
Ad un certo punto vedo in lontananza un’auto che si ferma vicino ai cassonetti della spazzatura. La persona esce dall’auto e si mette la mascherina per prendere la spazzatura dal bagagliaio e metterla negli appositi cassonetti.
Non c’è letteralmente nessuno nel raggio di centinaia di metri tranne me e lui.
Allora gli chiedo: “Scusa, ho visto che ti sei infilato la mascherina uscendo dall’auto, anche se non c’è nessuno, come mai?”, e lui mi ha risposto “Ah… abitudine”.
Proseguendo la mia camminata mi sono messo a pensare a quanto mi aveva detto, a quella semplice parola: abitudine. Una parola che a molti fa paura, comporta disagio solo a sentirla nominare, perché di solito la si associa ad uno sforzo da compiere, prolungato per un tempo considerevole se si vuole assimilarla.
Infatti alcuni studi dicono che servono 21 giorni, ma altri più recenti parlano di 66 o addirittura 100 giorni consecutivi affinché un semplice comportamento si trasformi in una vera e propria abitudine. Quindi 2-3 mesi durante i quali ogni singolo giorno si deve eseguire la stessa identica operazione per poter fare in modo che diventi parte di noi.
Per comportarci in un modo nuovo, che sia di beneficio al nostro corpo o alla nostra mente, sembra esserci bisogno di molto sforzo. Ovvero, bisogna avere un buon rapporto con la sofferenza che ogni giorno si manifesta nella forma di mancanza di volontà, noia, frustrazione, tristezza e ogni altra cosa che emerge nel nostro quotidiano tentativo di instaurare quella nuova abitudine.
Ecco perché in qualsiasi campo, la maggior parte getta la spugna in fretta.
Eppure…
Eppure ricordo che, così come stamattina, anche mesi fa appena iniziato il lockdown ogni persona era molto diligente nell’indossare la mascherina in qualsiasi tipo di situazione, anche all’aperto senza alcuna persona attorno.
Come mai? Beh, per 2 motivi principalmente:
1. Paura di essere contagiati 2. Paura di prendere una multa
Questi 2 motivi hanno una cosa in comune: la paura. Allora mi sono chiesto come sia possibile che in pochi giorni venga appresa una nuova abitudine che non porta NESSUN BENEFICIO fisico o mentale, e invece quando si tratta di imparare una nuova abitudine che porta INFINITI BENEFICI fisici e mentali (oltre che evolutivi), come ad esempio la meditazione o pratiche più avanzate, 9 persone su 10 si sentono intimorite se si parla di ritagliarsi 20 minuti alla mattina e 20 minuti alla sera, e lo considerano un compito impossibile o meno importante di altro.
Ora mi si dirà, ma è normale che sia così perché la paura è un’energia molto potente, che quindi spinge le persone a fare qualsiasi cosa. Certamente, ed infatti quando ci sentiamo minacciati si innesca automaticamente il meccanismo fight or flight della parte animale del cervello, che quindi ci forza ad agire in un modo o nell’altro anche se non vogliamo.
Quindi basta un po’ di terrorismo psicologico per mettere in moto un approccio totalmente diverso in un batter d’occhio. Un chiaro segnale di reazione meccanica e non di consapevolezza.
Questa paura dove ha la sua radice? Pensaci bene.
La paura dell’aereo, la paura di morire, la paura della multa, la paura di ammalarsi, la paura di fallire, ogni tipo di paura non è altro che PAURA DI SOFFRIRE.
Il dolore infatti è presente in modo preponderante nella vita e nel cammino spirituale, ed anzi il motivo per cui esistono e vengono tramandati da millenni pratiche ed insegnamenti spirituali è esattamente quello di trovare uno stato dove finalmente questo dolore non c’è più, lo Yoga, la cosiddetta unione con il divino.
Ora, se questo è chiaro, capisci bene che la situazione sembra quella del cane che si morde la coda, tale per cui non si vuole soffrire, ma allo stesso tempo non si fa l’unica cosa che permette di trovare una soluzione a quella sofferenza cioè praticare, lavorare su di sé ogni giorno. Se ci fosse un’altra alternativa, sarebbe già stata trovata dopo tutti questi millenni.
La verità è che fino ad oggi abbiamo conosciuto il benessere esteriore in tutte le sue forme e chiunque vive in questa parte del mondo sta ancora godendo di questo, fortunatamente.
Ciò ha reso pigre quelle 9 persone su 10, che non hanno la minima volontà di fare uno sforzo per sentirsi meglio di come si sentono, per scoprire che c’è molto di più di quello che conoscono, che invece di lavorare seriamente su di sé, preferiscono lasciarsi vivere dalla paura. Questo perché non hanno ancora sperimentato cosa sia veramente la sofferenza.
Ed ecco perchè non c’è abbastanza fame di felicità, di estasi, di pace.
Adesso però le cose stanno cambiando e si dice che la fame faccia uscire il lupo dal bosco. Stiamo a vedere...
Tu quanto affamato ti senti e cosa stai facendo per soddisfare questa fame di felicità? 😃💪
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